sabato 12 settembre 2020

Io e Margherita

 Una storia d'amore passionale e travagliata, terminata con l'estremo sacrificio di Margherita.

"Perché Margherita è dolce, perché Margherita è vera

Perché Margherita ama, e lo fa una notte intera 

Perché Margherita è un sogno, perché Margherita è il sale

Perché Margherita è il vento e non sa che può far male

Perché Margherita è tutto, ed è lei la mia pazzia

Margherita, adesso è mia"



mercoledì 18 marzo 2020

Il disprezzo preservativo e la mamma de San Peder

Ciao Flin come va?E’ tanto che non ci sentiamo.
Hai ragione Klinton, scusami ma ero un po’ svuotato e non avevo voglia di parlare. Comunque io sto bene ma per gli uomini e’ un momentaccio.
Cosa succede Flin?
Succede quello che mio padre aveva visto in 7 anni di guerra e che mi aveva sempre insegnato, le anime degli uomini davanti alla morte e al dolore danno o il peggio o il meglio di se’ stessi.
Be’ questa non e’ una novità...
Certo dipende però dalle percentuali dei positivi e negativi, e non parlo del virus;
in più c’è l’aggravante dell’istruzione e della consapevolezza che ai tempi di mio padre era sicuramente inferiore; oggi molti laureati che hanno compiti importanti hanno la stessa sensibilità ed empatia di un Porcaro ignorante come me, anzi forse meno.
Quindi secondo te l’istruzione peggiora la sensibilità?Assolutamente no, tutti devono studiare e aumentare il proprio conoscere e di concerto la propria consapevolezza ma anche la sensibilità e l’empatia nei confronti del prossimo e oggi  purtroppo non e’ sempre così.
Mio padre mi raccontava sempre  una storiella in dialetto milanese che immaginava un Purgatorio dove ogni giorno veniva lanciata una corda dall’alto perché qualche anima si salvasse e potesse accedere all’agognato Paradiso e c’era un anima più veemente delle altre che cercava di arrampicarsi sulla corda scalciando e urlando -Ma mi sun la mama de San Peder...- cercando una scusante per raccomandarsi.
Beh una scenetta comica raccapricciante...
Certo ma in questi giorni siamo pieni di -Mamme de San Peder-; tutti abbiamo famiglie, bambini genitori anziani che non devono essere messi a rischio contagio ma ci sono quelli che affrontano il proprio compito con coscienza  e chi invece si eclissa in scioltezza nonostante il proprio ruolo.
Ti capisco ma e’ l’animo umano, cosa potresti fare oggi?
Oggi nulla, solo il mio dovere e cercare di aiutare dove possibile ma anche non dimenticare; quando tutto ciò terminerà, e terminerà di sicuro, ricordarmi di questi pavidi ed isolarLi in un mio Disprezzo Preservativo.
Cioè?
Li ignorerò’, non mi farò più sentire e trovare, li disprezzerò nella mia anima per preservarla dal contagio della loro grettitudine mentre onorerò, ringrazierò e ricorderò finché campo chi ha messo  la propria vita e la sicurezza della propria famiglia al servizio di tutti.
Flin quando parli così mi fai paura...
Tranquillo,niente violenza ma isolamento sociale a chi ha voluto attaccarsi più degli altri alla corda del Paradiso.

lunedì 5 febbraio 2018

Il Piccolo Allevatore di Farfalle

Entro in stalla e vado a salutare Klinton che appena mi vede esclama- Ma che faccia hai, non hai dormito stanotte?
-Poco o niente caro amico, e’ quasi un anno che è mancata mia mamma e ho trascorso una notte di ricordi.
-Oh scusami Flin, spero ricordi belli comunque.
-Si certamente, bellissimi.
-Flin perdonami non te l’ho mai chiesto ma la tua famiglia come prese la tua volontà di trasferirti in campagna a fare l’agricoltore venendo da una città come Milano?
Ma vedi, inizialmente erano un po’ freddi ma quando si resero conto che per me era una cosa molto seria mi assecondarono. Devo dirti però che da piccolo piccolo
il mio sogno lavorativo fu un altro e mia madre ne fu la causa.
-Dai raccontami Flin.
-Devi sapere che quando ero piccolo persi una sorellina un po’ più grande e per la mia famiglia fu uno shock fortissimo.
-Scusami scusami se ti ho chiesto di raccontare...
-No, non c’è problema, sono passati molti anni e poi dopo due anni da questa sciagura mi nacque un altra sorellina che comunque ci ha riempito la vita e sicuramente affievolito un po’ il dolore dei miei genitori.
Dicevo che dopo la morte di mia sorella per una meningite fulminante io ricordo che trovavo spesso mia mamma che piangeva anche se cercava di nascondermelo.
Un pomeriggio mi svegliai dal sonnellino pomeridiano e andai in cucina dove trovai mia mamma che piangeva; era seduta davanti a un mucchietto di foto che contemplava con aria molto triste, ma quando mi vide mi fece un sorriso e una carezza.
Io in quel momento Le chiesi: Mamma cos’è la felicità?
Lei un po’ stupita mi rispose- La felicità è quella cosa che provi quando stai bene vicino ad una persona e quando gli vuoi molto bene.
-Ma come si fa allora a capire quando si e’ felici?
-Vedi quando vuoi bene ad una persona e sei contento vicino a lei ti senti allegro e senti anche le farfalle nella pancia.
-Le farfalle nella pancia?- chiesi io incredulo- ma mamma non muoiono nella pancia?
-No, se vuoi bene a quella persona e ci tieni tanto non muoiono.
-Ma se quella persona non c’è più cosa succede alle farfalle?
-Volano via- rispose mia madre.
-Ah adesso ho capito cosa voglio fare da grande- risposi io.
-E cosa vorresti fare?-mi chiese Lei.
-DA GRANDE VOGLIO ALLEVARE FARFALLE CHE NON VOLANO MAI VIA.
Lei mi guardo’ con un sorriso dolcissimo che ho stampato ancora nella mia mente e mentre con una mano si asciugava le lacrime e con l’altra mi accarezzava la testa andò a prepararmi la mia merenda preferita, pane burro e zucchero.
-Flin mi hai fatto piangere accidenti.
-Se hai di questi ricordi non devi piangere ma essere felice di conservarli nel tuo cuore, ciao Klinton.
-Ciao Flin.

sabato 6 gennaio 2018

Nessuno è perfetto (divagazioni cinofile)


Chi mi conosce sa che di cani ne ho avuti tanti, grossi, piccoli buoni, feroci ma tutti di seconda mano; infatti con la scusa che avevo il posto e che mi ci affezionavo conoscenti, amici e parenti mi affidavano i loro cani che per svariati motivi non potevano più tenere. Ho collezionato nella mia vita un Rottweiler, quattro meticci e cinque pastori tedeschi, tutti vissuti molto a lungo anche se io rappresentavo solo la loro seconda chance nella vita terrena mentre per me un nuovo amico dal quale imparare sempre qualche cosa. Ora è un anno circa che l’ultimo amico ci ha lasciato e anche se non sembra per me la perdita e’ sempre stato un forte dolore anche se nessuno mi crede; in contemporanea fortissime pressioni in casa richiedevano la presenza di un altro cane ma facevo veramente fatica ad approcciare un altro tipo di rapporto così totalizzante per me; inoltre una breve esperienza con un cane trovato all’estero ha riacceso una brace che pensavo spenta, era un Cocker Spaniel bellissimo. Alla fine di questa storia vengo contattato da una veterinaria di mia conoscenza (la prima donna laureata in veterinaria in Italia) esperta conoscitrice di questa razza che mi dice che un allevatore ha un cucciolo bellissimo ma con dei problemi comportamentali. Ha un altissima genealogia ed è il più bello della cucciolata ma alla prima uscita con i fratelli per vederne l’indole ed il fiuto se ne corre via sino alla periferia della città dove punta un Kebabbaro. L’allevatore non demorde visto la bellezza del cane e riprova in un alta valle del Bresciano per provare lo squaglio ma lui riscappa ancora, mentre i fratelli eccitati dagli spazi aperti corrono naso a terra per i boschi, e lo ritrova che punta un enorme spiedo di un Agriturismo locale. La speranza è sempre l’ultima a morire soprattutto quando le aspettative di partenza sono così alte e visto che è un cane d’acqua viene portato con i fratelli in riva al lago di Garda per vederne la reazione ma lui scappa ancora e viene ritrovato davanti a una pasticceria famosissima della zona. A questo punto l’allevatore addestratore se ne fa una ragione e , non so perché’, vengo contattato io. Non so come andrà a finire anche se l’allevatore mi ha detto che i genitori e i nonni di Watson erano ottimi cercatori di tartufi ma credo che a lui piacciano solo grattugiati su un bel risotto.

domenica 31 dicembre 2017

Buon 2018!


TEMA:
Come ti piacerebbe trascorrere il 2018?
SVOLGIMENTO:
A me piacerebbe trascorrere il nuovo anno 2018 ad allevare maiali perché sono rosa, belli, simpatici, morbidi, ci danno tanti salumi e hanno due buchi nel naso che sembrano una presa per la corrente.
Quando l’ho detto però al mio compagno di banco lui mi ha preso in giro dicendomi che sono stupido perché i maiali sono brutti, sporchi, puzzano e non servono a niente.
Allora io gli ho chiesto come intende lui trascorrere il nuovo anno e lui mi ha risposto che vuole andare in televisione a fare il tronista.
Allora io gli sono saltato addosso e l’ho picchiato forte forte sulla testa per aiutarlo a rinsavire poverino.
La maestra però mi ha sgridato e mandato in castigo fuori dalla classe, io però prima di uscire ho preso dalla mia cartella il panino con il salame fatto con il maiale per rincuorarmi un po’.

Auguri a tutti!


martedì 2 agosto 2016

Le "Casare" di Soresina


Dopo una nottata di dormiveglia e sonno agitato non ho voglia di parlare con Klinton, il mio verro consolatore, ma mi ha già visto entrare e sta trotterellando verso di me.

-Ciao Flin, come va?

-Molto male grazie, ho passato una notte un po' burrascosa.

-Come mai Flin, cos’è successo? Mangiato troppo come al solito?

-No no, è una storia lunga ma non ho molta voglia di parlarne.

-Dai racconta, non farmi stare sulle spine e poi tra noi non ci sono segreti.

-Va beh, sai che ieri pomeriggio dovevo andare al magazzino di ferramenta per comperare degli
attrezzi per sistemare la recinzione dell’Azienda di Castelnuovo che la neve lo scorso inverno aveva abbattuto?

-Si me lo avevi detto prima di andare via.

-Bene, appena finito di riempire il fuoristrada con mazze, asce, tenaglie, picconi, filo spinato, fascette e tutto il resto sono uscito dal magazzino mentre un temporale violentissimo si stava scatenando.

-Ma da quando hai paura dei temporali?

-Non ho paura dei temporali e lasciami finire per favore.

-Allora dicevo stavo uscendo dal magazzino avvicinandomi alla statale quando dalla pioggia torrenziale sbucano due figure che si parano davanti alla macchina e si avvicinano al finestrino. Abbasso un dito il vetro e vedo due ragazze con un ombrello che il vento aveva rovesciato bagnate fradice che mi chiedono:

 -Signore per piacere ci fa salire, abbiamo perso l’autobus……

-Che culo, due ragazze che ti chiedono un passaggio……

-Taci Klinton, sai come sono fatto e non ci ho pensato due volte a farle salire sistemandole in mezzo ai picconi, vanghe e asce. Appena entrate in auto tutti i vetri dell’abitacolo si sono appannati pesantemente per la differenza di temperatura e umidità. Mentre alzo al massimo il riscaldamento osservo meglio le mie ospiti e mi accorgo che quella al mio fianco sta battendo i denti violentemente dal freddo e così Le allungo una felpa per asciugarsi e scaldarsi; è una bella ragazza mora con dei capelli lunghi mentre l’altra seduta dietro, che è quella che sino ad ora ha parlato, è un po' più alta e ha i capelli biondo-rossi e ad entrambe si sta sciogliendo il trucco dagli occhi. Avranno avuto al massimo 26-27 anni, vestivano con jeans e maglietta e portavano con sè due borsoni da palestra.

Una volta risistemata la visibilità nell’abitacolo riscaldandolo dissi alle due ragazze che io andavo verso Cremona e chiesi dove volevano essere lasciate; mi rispose quella accomodata in mezzo agli attrezzi nel sedile posteriore e disse- Signore per cortesia noi dovremmo andare a Soresina, ci può portare lì? Visto il forte temporale che continuava a sparare acqua come se fosse la fine del mondo le rispondo di si anche se dovevo allungare di qualche chilometro la mia strada e, non so perché, mentre mi avvio con la macchina me ne esco con questa affermazione – Ah ma allora lavorate alla Soresinese, il famosissimo caseificio, certo che è un lavoro durissimo facendo i turni a maneggiare delle forme di grana.

Io non mi spiego il perché di quella frase, forse perché ho degli amici che ci lavorano e sono impiegate molte persone, ma mi ero fatto questo film con queste due belle ragazze che lavoravano alla stagionatura delle forme di Grana Padano. Appena finita la frase la rossa disse tre parole in una lingua sconosciuta alla mora ed entrambe scoppiarono in una risata fragorosa che Le portò quasi a piangere da tanto ridevano; all’inizio mi ero un po’ gasato visto che nonostante la mia età riuscivo ancora a far ridere delle ventenni ma quando vidi che il riso non terminava mi imbronciai e mi misi taciturno a guidare.

Le ragazze probabilmente accortesi del mio cambiamento di umore cercarono di recuperare spiegandomi che il loro lavoro era molto più duro e sporco di quello del caseificio, molto molto più duro.

Io abbozzai intanto nella mia mente cercavo notizie di una miniera vicino a Soresina; si perché nel mio personale immaginario collettivo lavoro “duro e sporco” era sinonimo di miniera.

Le ragazze facevano dei risolini tra di loro e visto che io non capivo proprio mi confessarono la loro vera professione, le prostitute!

Minchia non si fa così, ogni lavoro ha un uniforme, un simbolo, un segno di riconoscimento per
potersi distinguere; un capostazione cappello con visiera e paletta, un fornaio ciabatte di cuoio e canotta con bustina in testa bianca, un avvocato la toga nera, un meccanico la tuta sporca di grasso.

-Certo che tu Flinstone non hai solo il nome preistorico ma lo sei davvero; ma secondo te le prostitute devono andare in giro con gli stivaloni alla coscia, calze a rete e trucco pesante per farsi riconoscere? Ma dove vivi?

-Ascolta Klinton queste due mi si presentarono che sembravano due Coccinelle scout e poi mi dicono che si prostituiscono, non si fa così ma mi rendo conto di appartenere ad un altro tempo.

-Tempo? Era geologica vorrai dire, e poi con due belle ragazze disponibili in macchina mi vai a cercare se c’è una miniera a Soresina? No ma tu ti devi far guardare da uno molto bravo, dammi retta.

-Klinton sei il solito cretino allupato, il mondo non gira tutto intorno al sesso; a me delle persone mi è sempre piaciuto cercare di capirle e anche se devo confessare che mi è riuscito poche volte è una cosa che faccio con tutti se posso, capire il punto di vista degli altri.

-Flin non voglio infierire ma finisci il racconto va che è meglio.

-Niente, il temporale piano piano finì, Le portai a Soresina, mi salutarono e mi ringraziarono mentre sghignazzavano di nascosto e me ne andai a casa.

-Niente un paio di palle, dimmi se hai raccontato a casa questa storia per favore.

-Certo, ed è per questo che non ho dormito, perché in mezzo alle risate Wilma mi ha detto -Pensa se facevi un incidente e arrivavano i carabinieri e ti trovavano con una macchina piena di oggetti da serial killer non con una,

ma ben due prostitute a bordo: cosa gli raccontavi?

-Brava, domanda pertinente, e tu cosa gli hai risposto?

-Io mi sono incazzato non per la domanda ma al pensiero della violazione dello stato di diritto di una persona che non può fare quel cazzo che vuole in questa nostra Italia, deve essere sempre pronto a giustificarsi.

-Beh con delle asce, vanghe picconi, tenaglie, fascette e non so cos’altro e due giovani prostitute a bordo eri difficilmente difendibile.

Urlando dalla rabbia gli dico- Klinton ma secondo te la verità del passaggio in auto causa maltempo non era plausibile?

-Flin calmati, non agitarti che non ti fa bene.

Si, mi stavo alterando senza motivo e Klinton non ne aveva colpa, nessuno ne aveva, ero solo io che vivevo nell’epoca sbagliata.

-Dai Flinstone non ti inquietare, dimmi cosa ti detto dopo Wilma.

-Niente, ha continuato a ridere tutta la notte nel sonno mentre io non riuscivo ad addormentarmi dalla rabbia.

.Dai Flin non te la prendere, in fondo hai fatto una buona azione senza cercare di approfittarne e forse per questo ti chiamano Flinstone.

.Perchè scusa?

-Ma perché fa rima con coglione no?

-Klinton vaff….o, domani ti mando al macello.

.Ma va, ti chiami Flinstone, sei anche troppo buono.

-E’ meglio che vada o finisce male.

-Ciao Flin.

-Ciao Klinton.