lunedì 14 dicembre 2015

I ricordi di una nonna bambina

Qualche anno fa acquistammo un piccolo podere con annesso un allevamento di suini che un tempo fu un piccolo caseificio; il tutto è disperso vicino ad un argine del Po e a qualche chilometro da un piccolo paese tipico della Bassa Padana stile Don Camillo e Peppone. Dopo la ristrutturazione lo riempimmo di animali ma non avevamo ancora trovato un custode che abitasse nella vecchia casa padronale ristrutturata. I primi mesi di gestione fui quindi costretto a fare la spola più volte al giorno per controllare che tutto funzionasse e che gli animali stessero bene ed in salute. Una domenica pomeriggio di gennaio, dopo una copiosa nevicata che aveva reso impraticabili quasi tutte le strade della provincia, mi recai nell'azienda per Il solito giro di controllo.

Nell'ultimo tratto di strada che dal paese conduceva al podere scavai solchi profondi nella spessa coltre di neve fresca con il mio fuoristrada. Quando arrivai davanti al cancello automatico dovetti sbadilare non poco per poterlo aprire e poi lo lasciai spalancato.
Era una giornata limpidissima con molta luce ma anche molto fredda; il sole faticava ad inviare un po' di calore con i suoi raggi.
Mi cambiai indossando il mio tutone da lavoro e i miei stivaloni per fare il giro di controllo ma quando uscii in cortile mi trovai davanti un anziana e distinta signora  molto minuta apparentemente comparsa dal nulla ,vestita con un cappottino elegante con il collo di pelliccia, uno scialle azzurro sulla testa e delle scarpine della festa tutte bagnate che le facevano battere i denti e mal si predisponevano per dove eravamo.
Al momento rimasi alquanto interdetto perché per arrivare fino a lì io avevo faticato non poco con un fuoristrada potente e non avevo incontrato nessuno nell'unica strada di accesso e non mi capacitavo  di come avesse potuto arrivarci.
Comunque la signora senza nessun indugio e come se mi conoscesse da sempre mi disse
prendendomi una mano: “Ciao, hanno mangiato i maiali, stanno bene?”.
Gli risposi di sì e Lei replicò: “me li fai vedere per piacere? È' un po' che non li vedo”.
Mi sembrava di vivere una favola ma la signora era molto gentile e mi faceva anche molta tenerezza.
Le risposi che potevamo vedere quelli della prima stalla perché per andare dagli altri c'era ancora troppa neve nei cortili.
Lei  era lei visibilmente soddisfatta di quella situazione.  Mentre uscivamo dalla stalla a braccetto per evitare delle cadute io non sapevo che fare a quel punto della storia. Mentre mi cresceva dentro un sentimento protettivo nei suoi confronti si udirono delle grida provenire dalla strada.
Lasciandola sotto il portichetto al riparo dalla neve mi avvicinai al cancello e vidi un tipo che si sbracciava sulla strada vicino ad un auto cercando di avvicinarsi senza scivolare.
Quando fu più vicino riuscii a distinguere ciò che urlava che era la parola "mammaaa".
Arrivato davanti al cancello mi chiese se avevo visto una signora anziana , sua madre, che era scappata dalla casa di cura per anziani in centro al paese.
Già sono un pò lento nel capire ma questa cosa mi sembrava enormemente strana  e un mucchio di perché si affacciarono nella mia testolina.
Comunque gli risposi che c'era una signora in cortile e lo invitai ad entrare.
Quando si videro lui le disse "Mamma, finalmente ti ho trovato, eravamo tutti in pensiero, vieni che ti riporto a casa".

Lei con un agilità insospettabile si mise dietro di me stringendomi forte e rispondendo " No, io non ci vengo in paese, questa è la mia casa!”. Dette queste parole si blocca come in trance osservando la piccola statua di una Madonnina situata in una nicchia sopra il portone della casa. Guardai il presunto figlio che capi al volo che era meglio darmi una spiegazione altrimenti per me quella donna da lì non si sarebbe mossa.

Molto pazientemente e con un pò di pudore mi spiegò che sua madre , che era nata effettivamente in quel podere ed il padre era il padrone e fondatore del caseificio, era affetta da demenza senile  e che in me aveva probabilmente rivisto la figura del papà che la portava nelle stalle dei maiali.
Lei aveva ancora lo sguardo rapito dalla riproduzione della Madonna sopra il portone che chissà quali ricordi Le riproponeva e sembrava non sentisse nulla di quello che ci dicevamo.
Lui mi salutò ringraziandomi per la pazienza, la prese gentilmente per mano e piano piano si avvicinarono alla macchina.
Quando mi passò davanti Lei mi guardò con uno sguardo vuoto che mi riempì di tristezza ma quando fu in macchina sollevò una mano accennando un saluto.
Non sono uno che si commuove facilmente ma gli indifesi, vecchi e bambini soprattutto, amplificano in me sensi di protezione nei loro confronti e anche qualche crampo allo stomaco.
Era stata una domenica strana e quasi incredibile e quel pomeriggio non si cancellerà facilmente dai miei ricordi. 

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