Qualche anno fa acquistammo un piccolo
podere con annesso un allevamento di suini che un tempo fu un piccolo
caseificio; il tutto è disperso vicino ad un argine del Po e a qualche
chilometro da un piccolo paese tipico della Bassa Padana stile Don Camillo e
Peppone. Dopo la ristrutturazione lo riempimmo di animali ma non avevamo ancora trovato
un custode che abitasse nella vecchia casa padronale ristrutturata. I primi
mesi di gestione fui quindi costretto a fare la spola più volte al giorno per
controllare che tutto funzionasse e che gli animali stessero bene ed in salute. Una domenica pomeriggio di gennaio, dopo una copiosa nevicata che aveva reso
impraticabili quasi tutte le strade della provincia, mi recai nell'azienda per
Il solito giro di controllo.
Nell'ultimo tratto di strada che dal paese conduceva al podere scavai solchi
profondi nella spessa coltre di neve fresca con il mio fuoristrada. Quando
arrivai davanti al cancello automatico dovetti sbadilare non poco per poterlo
aprire e poi lo lasciai spalancato.
Era una giornata limpidissima con molta luce ma anche molto fredda; il sole
faticava ad inviare un po' di calore con i suoi raggi.
Mi cambiai indossando il mio tutone da lavoro e i miei stivaloni per fare il
giro di controllo ma quando uscii in cortile mi trovai davanti un anziana e
distinta signora molto minuta
apparentemente comparsa dal nulla ,vestita con un cappottino elegante con il
collo di pelliccia, uno scialle azzurro sulla testa e delle scarpine della
festa tutte bagnate che le facevano battere i denti e mal si predisponevano per
dove eravamo.
Al momento rimasi alquanto interdetto perché per arrivare fino a lì io avevo
faticato non poco con un fuoristrada potente e non avevo incontrato nessuno
nell'unica strada di accesso e non mi capacitavo di come avesse potuto arrivarci.
Comunque la signora senza nessun indugio e come se mi conoscesse da sempre mi
disse
prendendomi una mano: “Ciao, hanno mangiato i maiali, stanno bene?”.
prendendomi una mano: “Ciao, hanno mangiato i maiali, stanno bene?”.
Gli risposi di sì e Lei replicò: “me li fai vedere per piacere? È' un po' che
non li vedo”.
Mi sembrava di vivere una favola ma la signora era molto gentile e mi faceva anche
molta tenerezza.
Le risposi che potevamo vedere quelli della prima stalla perché per andare
dagli altri c'era ancora troppa neve nei cortili.
Lei era lei visibilmente soddisfatta di
quella situazione. Mentre uscivamo dalla
stalla a braccetto per evitare delle cadute io non sapevo che fare a quel punto
della storia. Mentre mi cresceva dentro un sentimento protettivo nei suoi
confronti si udirono delle grida provenire dalla strada.
Lasciandola sotto il portichetto al riparo dalla neve mi avvicinai al cancello
e vidi un tipo che si sbracciava sulla strada vicino ad un auto cercando di
avvicinarsi senza scivolare.
Quando fu più vicino riuscii a distinguere ciò che urlava che era la parola
"mammaaa".
Arrivato davanti al cancello mi chiese se avevo visto una signora anziana , sua
madre, che era scappata dalla casa di cura per anziani in centro al paese.
Già sono un pò lento nel capire ma questa cosa mi sembrava enormemente
strana e un mucchio di perché si
affacciarono nella mia testolina.
Comunque gli risposi che c'era una signora in cortile e lo invitai ad entrare.
Quando si videro lui le disse "Mamma, finalmente ti ho trovato, eravamo
tutti in pensiero, vieni che ti riporto a casa".
Lei con un agilità insospettabile si mise dietro di me stringendomi forte e rispondendo " No, io non ci vengo in paese, questa è la mia casa!”. Dette queste parole si blocca come in trance osservando la piccola statua di una Madonnina situata in una nicchia sopra il portone della casa. Guardai il presunto figlio che capi al volo che era meglio darmi una spiegazione altrimenti per me quella donna da lì non si sarebbe mossa.
Molto pazientemente e con un pò di pudore mi spiegò che sua madre , che era nata
effettivamente in quel podere ed il padre era il padrone e fondatore del
caseificio, era affetta da demenza senile
e che in me aveva probabilmente rivisto la figura del papà che la
portava nelle stalle dei maiali.
Lei aveva ancora lo sguardo rapito dalla riproduzione della Madonna sopra il
portone che chissà quali ricordi Le riproponeva e sembrava non sentisse nulla
di quello che ci dicevamo.
Lui mi salutò ringraziandomi per la pazienza, la prese gentilmente per mano e
piano piano si avvicinarono alla macchina.
Quando mi passò davanti Lei mi guardò con uno sguardo vuoto che mi riempì di
tristezza ma quando fu in macchina sollevò una mano accennando un saluto.
Non sono uno che si commuove facilmente ma gli indifesi, vecchi e bambini
soprattutto, amplificano in me sensi di protezione nei loro confronti e anche qualche
crampo allo stomaco.
Era stata una domenica strana e quasi incredibile e quel pomeriggio non si
cancellerà facilmente dai miei ricordi.
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