Spalmato sulla rena mi sto gustando un sole caldo e il mare azzurro
cercando di leggere due libri ad intermittenza, uno sulla storia contemporanea
di famiglie pugliesi e l'altro basato sull'ossimoro "filosofo
cristiano" che da tempo non mi da' pace.
Un venticello fresco tiene lontano i pigri dalla spiaggia ma una coppia vestita per la montagna con dei depliant e cartelline mi si avvicina ma io forte della mia ignoranza del francese mi sento al sicuro ma l'uomo controbatte dicendo che sono italiani e..Testimoni di Geova! In un attimo la mia infanzia mi scorre davanti e penso ai lunghi pomeriggi di catechismo con Don Bruno , ex pugile, che ci insegnava la liturgia con pazienza e con lo spegni moccoli delle
candele in bambù con punta ottonata e per lui mi ribello e un ruggito-grugnito li fa desistere. Arrivano un gruppo di ragazzi che allestiscono un campetto da volley, apprendo dopo che sono ricercatori del centro aerospaziale di Sophia-Antipolis e nel gruppo c'è n'è per tutti i tipi: francesi, orientali, inglesi e via così. Stanno organizzando le squadre, si salutano tutti alla francese con doppio bacio e come in tutti i gruppi alla squadra degli sfigati manca un giocatore;mi interpellano anche se potrei essere loro padre non sapendo che stanno mettendo le mani in un alveare di vespe assassine, comunque accetto. Le squadre sono miste e i nostri avversari rappresentano i "fighi" del gruppo; la mia squadra invece è composta da un ragazzo francese tracagnotto in camicia azzurra e pantaloni di gabardine risvoltati con un possibile trascorso da rugbysta (tende a mettere la palla sottobraccio e comincia a correre), una coppia orientale che io chiamerò " vietkong" in quanto sono minuti e portano entrambi occhiali rayban uguali a quelli di Apocalipse Now durante la Cavalcata delle Valchirie, un giapponese piccolo ma muscoloso e una ragazza un po' fuori peso di cui non so la provenienza: praticamente Big Bang Theory! Iniziamo la partita e andiamo sotto di brutto ma i miei compagni , molto educati ma anche rassegnati, non si sognano di combattere. Per di più la coppia vietkong tutte le volte che la palla cade nel nostro campo me la portano inchinandosi con quel loro sorriso stampato in faccia! Ma cha cazzo hanno da ridere, stiamo perdendo! Chiamo time-out, e con il mio esperanto farcito di richiami agli dei appresi in gioventù da un mio zio veneto scuoto il morale della truppa dicendo che non è importante fare punto ma che neanche un pallone deve cadere nella nostra metà, costi quel che costi! Si chiama catenaccio! Avranno capito? Ricominciamo mentre il tifo si accende e vedo il francese che anela lo sguardo di un paio di colleghe e cominciamo una rimonta che ci porterà ad una vittoria di misura. Devo dire che dopo il breve briefing i miei compagni hanno dato il massimo ed io che avevo speso tutto il mio ossigeno all'inizio ho potuto gustarmi la rimonta. Mentre tutti si salutano ed io sto rimettendo a posto gli ossicini sottoposti allo sforzo imprevisto mentre l'acido lattico sta cominciando a pasteggiare con i miei fasci muscolari i miei compagni vengono da me e il francese prende coraggio e stringendomi la mano con entrambe le sue dice di chiamarsi Andre' e mi ringrazia con un sospetto di commozione mentre i vietkong ( ancora con i rayban) si profondono in inchini felici per l'inaspettata vittoria sul gruppo dei"fighi" mentre il giapponese bacia la ragazza senza patria. Credo siano sinceri ed è strano che un italiano gli abbia insegnato a non mollare e a crederci sino in fondo. Devo tornare a casa dalla Sanna che oggi aveva mal di schiena e mi chiederà se ho rotto le scatole a qualcuno in spiaggia.
Un venticello fresco tiene lontano i pigri dalla spiaggia ma una coppia vestita per la montagna con dei depliant e cartelline mi si avvicina ma io forte della mia ignoranza del francese mi sento al sicuro ma l'uomo controbatte dicendo che sono italiani e..Testimoni di Geova! In un attimo la mia infanzia mi scorre davanti e penso ai lunghi pomeriggi di catechismo con Don Bruno , ex pugile, che ci insegnava la liturgia con pazienza e con lo spegni moccoli delle
candele in bambù con punta ottonata e per lui mi ribello e un ruggito-grugnito li fa desistere. Arrivano un gruppo di ragazzi che allestiscono un campetto da volley, apprendo dopo che sono ricercatori del centro aerospaziale di Sophia-Antipolis e nel gruppo c'è n'è per tutti i tipi: francesi, orientali, inglesi e via così. Stanno organizzando le squadre, si salutano tutti alla francese con doppio bacio e come in tutti i gruppi alla squadra degli sfigati manca un giocatore;mi interpellano anche se potrei essere loro padre non sapendo che stanno mettendo le mani in un alveare di vespe assassine, comunque accetto. Le squadre sono miste e i nostri avversari rappresentano i "fighi" del gruppo; la mia squadra invece è composta da un ragazzo francese tracagnotto in camicia azzurra e pantaloni di gabardine risvoltati con un possibile trascorso da rugbysta (tende a mettere la palla sottobraccio e comincia a correre), una coppia orientale che io chiamerò " vietkong" in quanto sono minuti e portano entrambi occhiali rayban uguali a quelli di Apocalipse Now durante la Cavalcata delle Valchirie, un giapponese piccolo ma muscoloso e una ragazza un po' fuori peso di cui non so la provenienza: praticamente Big Bang Theory! Iniziamo la partita e andiamo sotto di brutto ma i miei compagni , molto educati ma anche rassegnati, non si sognano di combattere. Per di più la coppia vietkong tutte le volte che la palla cade nel nostro campo me la portano inchinandosi con quel loro sorriso stampato in faccia! Ma cha cazzo hanno da ridere, stiamo perdendo! Chiamo time-out, e con il mio esperanto farcito di richiami agli dei appresi in gioventù da un mio zio veneto scuoto il morale della truppa dicendo che non è importante fare punto ma che neanche un pallone deve cadere nella nostra metà, costi quel che costi! Si chiama catenaccio! Avranno capito? Ricominciamo mentre il tifo si accende e vedo il francese che anela lo sguardo di un paio di colleghe e cominciamo una rimonta che ci porterà ad una vittoria di misura. Devo dire che dopo il breve briefing i miei compagni hanno dato il massimo ed io che avevo speso tutto il mio ossigeno all'inizio ho potuto gustarmi la rimonta. Mentre tutti si salutano ed io sto rimettendo a posto gli ossicini sottoposti allo sforzo imprevisto mentre l'acido lattico sta cominciando a pasteggiare con i miei fasci muscolari i miei compagni vengono da me e il francese prende coraggio e stringendomi la mano con entrambe le sue dice di chiamarsi Andre' e mi ringrazia con un sospetto di commozione mentre i vietkong ( ancora con i rayban) si profondono in inchini felici per l'inaspettata vittoria sul gruppo dei"fighi" mentre il giapponese bacia la ragazza senza patria. Credo siano sinceri ed è strano che un italiano gli abbia insegnato a non mollare e a crederci sino in fondo. Devo tornare a casa dalla Sanna che oggi aveva mal di schiena e mi chiederà se ho rotto le scatole a qualcuno in spiaggia.
G.O.
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