giovedì 30 luglio 2015

L'insostenibile Leggerezza del Verro

Di seguito uno dei dialoghi tra Gianni ed il suo verro ruffiano (Klinton), un maschio deputato a rilevare il calore delle femmine ma condannato a non poterle fecondare mai.

Affacciati sul muretto del suo box, io e Klinton osservavamo soddisfatti la lunga fila di suinetti cicciottelli e rosa che, passato l'esame dello svezzamento, si accingevano a cambiare alloggio e a diventare adolescenti.
Lui, con quella voce baritonale che lo contraddistingue dice con un velo di commozione e falsa solennità: "andate figliuoli, vostro padre vi pensa!"
Io faccio un salto e non riuscendo a frenare la lingua gli dico" Klinton guarda che di questi piccoli nessuno è tuo figlio, sono stati tutti concepiti con l'inseminazione artificiale".
"Eh sì”, risponde," tu sei proprio un vecchio reazionario conservatore", mi dice guardandomi con sufficienza, “credi che per essere padri sia necessario aver immesso uno spermatozoo in un ovulo? Credi che se non li hai visti nascere e crescere giorno per giorno il tuo cuore non possa provare niente per loro?"
Ahi, adesso parte con il pippone sulle adozioni, i diritti delle coppie omo, la violenza domestica eccetera eccetera.
Lo fermo subito ricordandogli pragmaticamente il suo ruolo di "verro ruffiano" e che come tale il suo lavoro e quello di ricercare le femmine in calore e segnalarle per la fecondazione artificiale.
Non l'avessi mai detto, ricomincia con le rivendicazioni sostenendo che senza la sua carica di "odori ormonali" che lui sprigiona le mamme dei piccoli che passavano sotto di noi  non sarebbero state ingravidate e che lui manteneva la pace sociale in azienda.

A questo punto non ci ho più visto e mentre mi pentivo di quello che stavo dicendo gli ho voluto ricordare il perché del suo soprannome.
Mortificato mi guardava con quegli occhioni nocciola mentre gli ricordavo la sua preferenza per la posizione della "stagista" anziché per la suinina (leggi pecorina), cosa molto difficile da realizzare per un suino e soprattutto poco comprensibile dall'harem di femmine a sua disposizione.
"Quello è un vezzo che mi porta sollazzo" -però è anche poeta da rime -  "e impara a non giudicare perché chi vive può anche sbagliare" mi risponde.
"E ricordati bene vecchio cinico che tu mi hai adottato, fatto crescere, curato quando ne avevo bisogno, insegnato un mestiere, e quando non ti servivo più, non mi hai venduto al famigerato Veronese Volante come carne da würstel ma mi stai ancora tenendo qua, dandomi da mangiare del cibo adatto alla mia età, facendomi fare ancora qualche lavoretto per farmi sentire importante e soprattutto venendomi a trovare appena puoi, tutto ciò cosa significa?”.
Il bastardo mi ha incastrato, non posso farmi vedere debole e fingendo una telefonata in arrivo mi allontano.
Non potevo confessargli che spero in una specie di contrappasso e che  quando sarò a fine carriera di trovare un posto dove potersi sentire ancora attivi e utili perché senza degli scopi la vita è come una pasta senza sale.
E non potevo neanche ammettere che la sua presenza e le lunghe chiacchierate tra di noi mi aiutano a riflettere e a confrontarmi con me stesso, cosa non semplice.


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